Il blog di Cerbi

Sogno di Vermi, 2022/07/22

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...Questo libro tratta più nel dettaglio i Vermi mostruosi che comparivano nell’opera perduta di Shelley: la prima parte spiega le interazioni e i sistemi sociali che regolano le attività dei Vermi nel loro parassitare, in realtà basato su un complesso rapporto gerarchico tra i vermi più piccoli (grandi qualche centimetro) e i vermi più grandi (grandi anche decine e decine di metri)...

Inizia come uno di quei sogni in cui torno alla mia classe delle superiori, solo che stavolta ci sono in classe anche A e Y. C’è il mio ex professore di storia dell’arte che ci chiede di scrivere un tema pro o contro il matrimonio tradizionale, al ché Y inizia a fare polemica e insultare la consegna, facendo partire una discussione animata. Quando questa si ferma accenno la mia idea di argomentazione con il professore che sembra trovarla interessante e inizia una conversazione con me della mia transizione che però termina con dei suoi commenti molto strani sul “corpo trans”, inteso però come la singola forma inumana a cui le persone trans si avvicinano con ormoni e interventi.

Sulla strada di casa leggo un post di Tumblr in cui l’autore si lamenta di tutte le opere di autori famosi perse alla storia perché lasciati sotto forma di scritti disorganizzati e mai pubblicati, citando come esempio prima gli altri “epici scontri” di cui avrebbe scritto Mary Shelley (dove il primo “epico scontro” di cui aveva scritto era sottinteso essere il confronto nei ghiacci tra la Creatura e Victor Frankenstein, credo), tra cui un racconto sull’arrivo di bizzarre creature extra-dimensionali dalla forma di vermi o serpenti che iniziano a infestare/parassitizzare luoghi abbandonati per trarne non si sa bene cosa; poi un’opera di un artista giapponese del XIX secolo le cui illustrazioni utilizzavano sia lo stile classico giapponese sia uno stile simile a quello delle strisce a fumetti americane dei giornali; infine un’opera sperimentale di un qualche autore anglofono del primo dopoguerra, che prendeva la forma di un libro per bambini da compilare in cui ogni pagina conteneva un diverso suggerimento di un’attività da fare quel giorno, scritto in parte a parole e in parte con emoji e quindi di interpretare; i primi erano più comprensibili e abbastanza innocui, come una passeggiata all’aperto in cerca di gatti, ma col proseguire delle pagine diventavano sempre più criptici, culminando nel suggerimento “oggi 👶👹🍼”.

Quasi arrivata a casa incontro il professore di prima che litiga con la moglie per strada su un qualcosa di abbastanza tetro e in qualche modo me ne esco da questa interazione con un altro di questi “libri perduti”, che inizio a leggere a casa. Questo libro tratta più nel dettaglio i Vermi mostruosi che comparivano nell’opera perduta di Shelley: la prima parte spiega le interazioni e i sistemi sociali che regolano le attività dei Vermi nel loro parassitare, in realtà basato su un complesso rapporto gerarchico tra i vermi più piccoli (grandi qualche centimetro) e i vermi più grandi (grandi anche decine e decine di metri), mentre la seconda parte narra le origini di questi Vermi come risultato inaspettato di un complotto tra una triade di potenti maghi e un consiglio di 26 saggi, due gruppi provenienti da dimensioni diverse ed entrati in contatto nel corso dei rispettivi studi sul segreto dell’immortalità; i maghi però abbandonarono presto i saggi dopo che la loro incompetenza portò al fallimento di un importante rituale che invece di contribuire ai loro obiettivi risultò nella creazione dei Vermi, ora destinati a farsi strada per le viscere della realtà fino a divorarne il cuore.

Anche la forma del libro era particolare: a ogni pagina erano attaccate delle linguette di stoffa con sopra parole criptiche o invocazioni, tra cui in particolare una scritta rossa che lessi una volta e non ritrovai più, mentre le pagine seguivano lo stesso layout dell’opera giapponese perduta del XIX secolo, con due strisce di testo in alto e in basso separate da una grande illustrazione centrale con sopra però delle vignette più piccole; nell’opera giapponese l’illustrazione principale era in uno stile classico e le vignette erano nello stile americano a fumetti, mentre in questo libro l’illustrazione principale era come un diagramma anatomico di Vermi di varie dimensioni e le vignette, simili a miniature di manoscritto medievale, raffiguravano varie scene della storia del complotto e di persone che nel corso della storia hanno avuto a che fare con i Vermi (ricordo un cavaliere che ne carica uno con la lancia).